domenica 15 agosto 2010

River Continuum

Le correzioni idrauliche che storicamente sono state realizzate lungo il corso di numerosi fiumi hanno modificato considerevolmente non solo le zone fluviali e perifluviali, ma anche tutto il tessuto urbano limitrofo, contribuendo così, allo sviluppo economico. D’altro canto, sia per mancanza di tecnologia adeguata, sia per una valutazione che anteponeva l’economia alla salvaguardia degli ambienti naturali e alla sicurezza idrogeologica, le deviazioni antropiche dei corsi dei fiumi hanno portato ad uno stravolgimento della situazione idrografica, facendo crescere i rischi naturali da un lato e trasformando, spesso senza criterio, l’ambiente naturale in un ambiente ad alto tasso di antropizzazione. Per questi motivo risulta necessario che la futura pianificazione degli interventi sia affrontata sulla base del principio di massima riduzione possibile del potenziale dei danni; riduzione che, realisticamente parlando, non sarà mai totale, ma definita sulla base di un compromesso tra la volontà di proteggere tutte le opere antropiche minacciate dal fiume e la necessità di accettare un certo grado di rischio, al fine di garantire al corso d’acqua un assetto quanto più naturale possibile.
Accanto a questi aspetti riguardanti la sicurezza, ve ne sono altri che rivestono un’importanza strategica per la qualità del territorio e per lo sviluppo socio-economico della popolazione in esso insistente: i fiumi non convogliano solamente le acque di piena verso il mare, ma hanno altre importanti funzioni che sono da considerare nell’ambito degli interventi di sistemazione del corso d’acqua.
In particolare ci si riferisce al concetto di River Continuum, secondo il quale il fiume è rappresentato come un sistema continuo e complesso di elementi ecosistemici interconnessi, con una dinamica in senso sia longitudinale che trasversale , in cui insistono habitat terresti ed acquatici con elevate capacità tampone e omeostatiche.
In generale, per definire lo stato ambientale di un corso d’acqua occorre valutare la funzionalità ecologica del fiume e stabilire gli obiettivi di sviluppo ecologico. I corsi d’acqua, infatti, non sono solamente dei biotopi d’una flora e fauna più o meno autoctona, ma anche dei corridoi ecologici di collegamento.
Attraverso l’applicazione di diversi indici di qualità fluviale, i corsi d’acqua costretti in alvei monotoni ed imbrigliati, non adempiono alle funzioni sopra citate (se non in misura molto scarsa). La conservazione e la ricostituzione delle condizioni più naturali possibili sono, quindi, argomenti da tenere in considerazione anche nella protezione contro le piene.
In linea con tali principi è opportuno che la pianificazione e la gestione dei fiumi avvengano a livello di bacino e sotto bacino, considerando sempre un approccio geomorfologico ed ecologico che consenta di affrontare i problemi di governo delle acque in un ottica unitaria, garantendo efficacia d’azione per la riduzione del rischio idraulico, il miglioramento della qualità dell’ambiente e l’uso razionale delle risorse.
La gestione del fiume condotta negli anni passati, ha risentito di un approccio tecnico riduttivo, a carattere prevalentemente idraulico, che ha considerato trascurabile la necessità di un’impostazione interdisciplinare, nella quale gli aspetti geomorfologici, idrologici ed ecologici rivestono la medesima importanza.
Nella successiva tabella è possibile effettuare un confronto tra il vecchio ed attuale approccio al fiume e quello più moderno imposto anche dalla Direttiva Quadro 2000/60/CE in materia di acque:

Vecchio approccio:

-Logica di emergenza
-Finanziamenti straordinari solo a seguito di eventi calamitosi
-Solo opere ed interventi strutturali
-Poca manutenzione
-Approccio idraulico
-Interventi localizzati non di sistema

Nuovo approccio:

-Pianificazione - monitoraggi
-Finanziamenti periodici per gestione ordinaria
-Finanziamenti a seguito di eventi calamitosi
-Regole, incentivi, recupero funzionalità, interventi, opere e manutenzione
-Approccio ecologico e interdisciplinarietà
-Interventi di sistema e in ottica di bacino

Negli anni ci si è adoperati a “canalizzare” gran parte dei corsi d’acqua con l’intento di contenere le acque in un alveo sempre più stretto e rettificato, togliendo, quindi, spazio al fiume e concedendolo all’agricoltura. Inoltre, spesso i corsi d’acqua sono stati deviati per rispondere ad esigenze sociali, quali irrigazioni o mulini. Non si è pensato, tuttavia, alle conseguenze che tale intervento potesse avere sulle dinamiche ambientali, soprattutto in riferimento alla gestione dei fenomeni di piena, in seguito ai quali è notevolmente aumentata la potenzialità dei danni arrecati al territorio.
Se a questa situazione si aggiunge la perdita di capacità di ritenzione del territorio stesso, dovuta a numerosi fattori, come lo sviluppo urbanistico, l’escavazione in alveo, gli sbarramenti trasversali, l’assenza di aree di esondazione naturali e la riduzione degli ambienti ripariali a favore dell’agricoltura, ci si rende conto dell’effettiva necessità di modificare l’attuale approccio.

sabato 14 agosto 2010

30 Milioni per le rinnovabili

Il Ministero dello Sviluppo Economico ha stanziato 30 milioni di euro per lo sviluppo delle energie rinnovabili e del risparmio energetico al sud Italia.

I fondi rientrano nel POIN “Energie rinnovabili e risparmio energetico” e arriveranno in Sicilia, Calabria, Campania e Puglia. Dal sito del Ministero, ecco la ripartizione:

1) in Sicilia andranno oltre 5,5 milioni di euro per il settore elettrico (fotovoltaico e cogenerazione) e quasi 2 milioni di euro per quello termico (solare termico e biomasse)
2) in Calabria saranno erogati oltre 6 milioni di euro per l’elettrico (fotovoltaico e cogenerazione) e oltre 1,4 milioni per il termico (solare termico e biomasse)
3) in Campania i contributi saranno ripartiti in 4,4 milioni di euro per l’elettrico (solo fotovoltaico) e poco più di 3 per il termico (solare termico, geotermico e biomasse)
4)in Puglia oltre 5,4 milioni di euro per progetti nel settore elettrico (fotovoltaico) e oltre 2 milioni per il termico (solare termico e geotermico)

Nuovi pannelli solari al gallio con resa al 60%

Questo sarebbe possibile poichè i pannelli sarebbero in grado si sfruttare sia il fotovoltaico che il termo-solare
Sarebbero anche molto economici da produrre e i loro creatori sono alla ricerca di come fondere questa tecnologia con gli attuali pannelli
In pratica i pannelli sembrano dei normalissimi pannelli fotovoltaici solo che oltre a produrre energia si surriscaldano fino a oltre 200°C, energia termica che puo essere a sua volta trasformata in energia tramite ad esempio una banalissima turbina a vapore.

Accade domani, ItaliaFutura

Hai un idea green? Una soluzione sostenibile e ecologica? Accade Domani è il concorso che mette in palio 30mila euro e che consente di realizzare l’idea ecologica. La competizione è divisa in due settori profit e no profit. Nella prima, la profit saranno valutate idee che fanno riferimento a nuove tecnologie e nuovo materiali il cui obiettivo è la sostenibilità ambientale; per la sezione no-profit avranno come obiettivo la sostenibilità ambientaòle delle amministrazioni e si va dalla mobilità sosteniile, alla gestione dei rifiuti.

Consulta il regolamento:
http://www.italiafutura.it/dettaglio/110609/regolamento_accade_domani

venerdì 13 agosto 2010

Il suolo e l'UE

Argomenti

Carbon sink

Agricoltura conservativa

Biodiversità della microfauna del suolo

Biodiversità dei prodotti agricoli

Rischio idrogeologico, VAS e concetto di river continuous

Progetti pilota e modelli

Biodiversità, zone umide e direttive europee

Le "zone umide" sono le "aree quali stagni, paludi, torbiere, bacini naturali e artificiali permanenti con acqua stagnante o corrente dolce, salmastra o salata, comprendendo aree marittime la cui profondità in condizioni di bassa marea non supera i sei metri" (Convenzione internazionale di Ramsar). La Convenzione di Ramsar è il primo vero trattato intergovernativo con scopo globale, nella sua accezione più moderna, riguardante la conservazione e la gestione degli ecosistemi naturali.
Sono generalmente ambienti di transizione con funzioni “tampone” tra terra e mare (es. lagune), tra terra e fiumi (es. paludi perifluviali) o tra terra e ghiacciai (torbiere alpine) e sono caratterizzati da significative variazioni del livello d'acqua sia giornaliere (es. ambienti sotto l'influsso delle maree) che stagionali (es. lanche fluviali, il cui apporto idrico dipende dalle portate fluviali), da una ricca vegetazione acquatica e da un'alta produttività ecologica.
Sono tutte riconosciute dalla Convenzione di Ramsar, che nel mondo conta ben 1.675 siti.
Sebbene ricoprano solo il 6% circa della superficie terrestre, le zone umide sono tra gli ecosistemi più ricchi di biodiversità del Pianeta. Se quantificassimo “economicamente” la loro funzionalità, calcolando che gli ecosistemi nel loro insieme provvedono per 33 mila miliardi di dollari l’anno ai fabbisogni dell’uomo, potremmo verificare che circa il 26% di questi provengono dalle sole acque interne.
Per questo è fondamentale impegnarsi nella tutela del patrimonio naturale umido sopravvissuto. Le zone umide provvedono a mantenere i livelli di falda, a controllare le inondazioni e i processi di erosione, al consolidamento delle rive, a trattenere i sedimenti e i nutrienti e a mitigare gli impatti dei cambiamenti climatici. Sono fonte di sostentamento per le popolazioni locali e luoghi fondamentali per la produzione di cibo e altri materiali. Rappresentano inoltre importanti vie di trasporto e sedi privilegiate per il turismo e la ricreazione.
Nel tempo le zone umide hanno subito una drastica diminuzione: in Italia, tra il 1938 e il 1984, abbiamo perso il 66% degli ambienti umidi. Nel mondo, circa il 26% delle aree umide sono state prosciugate per far posto all’agricoltura o interrate per lo sviluppo urbano. La perdita e il degrado degli ambienti umidi non si è mai fermato: ancora oggi, sono seriamente minacciate vaste aree di importanza nazionale e internazionale
Le zone umide rappresentano un importante serbatoio di biodiversità. Si stima che a questi ambienti siano legate circa il 12% delle specie animali del pianeta e considerando anche le specie vegetali si arriva al 40% complessivo. Quasi il 50% delle specie di uccelli presenti in Italia sono legate a zone umide, sia interne che costiere e marine, considerando sia i nidificanti che gli svernanti e le specie di passo durante le migrazioni. Nel tempo le zone umide hanno subito una drastica diminuzione, solo in Italia, tra il 1938 e il 1984, abbiamo perso il 66% degli ambienti umidi.

Realaturalize

Punto d'incontro, scambio e scontro per coloro che si occupano di ambiente. Crocevia tra tecnici, specialisti, ricercatori, amministrazioni e privati alla ricerca di soluzioni tecniche e proposte progettuali finanziabili.
Discussioni sulla progettazione di reti ecologiche, la rinaturalizzazione e la riqualificazione ambientale.